AUTO DA BARCA DO INFERNO - TRAMA | AUTO DELLA BARCA DELL'INFERNO - TRAMA | ||||||||
| Gil Vicente immagina che le anime, quando si separano dal loro corpo mortale, giungano ad un profondo braccio di mare, dove si trovano due imbarcazioni: una per l'Inferno, guidata da un Diavolo, l'altra per il Paradiso, guidata da un Angelo. Lungo la stessa riviera le anime penitenti espiano le loro colpe, per potere salire, una volta purificate, nella barca del Paradiso. AUTO DELLA BARCA DELL'INFERNO Personaggi: Barcaiolo Infernale - Diavolo; Barcaiolo Celeste - Angelo; Gentiluomo; Usuraio; Stolto; Ciabattino; Frate; Giovane donna (Fiorenza); Mezzana (Brigida Vaz); Giudeo; Giudice; Procuratore; Impiccato; quattro Cavalieri. La Trama Barcaiolo Infernale Il Barcaiolo Infernale dalla poppa della barca invita i passeggeri ad entrare, imprecando e sollecitandoli, mentre dà l'ordine con male parole di issare la vela. Gentiluomo Giunge un Gentiluomo che chiede incerto dove vada quella imbarcazione. Il Diavolo risponde che va all'Inferno. Il Gentiluomo, fingendo indifferenza, scherza sulla destinazione della barca e mette in dubbio che vi siano passeggeri. Ma quando il Barcaiolo lo invita ad avvicinarsi alla banchina, dichiarando che gli sembra proprio il tipo adatto al viaggio, il Gentiluomo si schermisce, invocando a sua difesa le preghiere continue in suffragio fatte per lui dai vivi. Il Barcaiolo Infernale, con tono beffardo, mette in dubbio l'esistenza di orazioni e ne dichiara l'inefficacia nel caso venissero pronunciate, specialmente dopo una vita tutta dedita ai piaceri. Esorta quindi perentoriamente il Gentiluomo ad entrare nella barca, ricordandogli che già suo padre lo aveva fatto prima di lui e offrendogli la stessa sedia. Il Gentiluomo rimane interdetto e comincia a balbettare. Ma il Diavolo lo incalza: il Gentiluomo riceverà, in quel luogo il trattamento che si addice alla vita vissuta prima di morire; nel momento del trapasso, ha fatto un cenno al diavolo, che oraé pronto. Nel tentativo di sottrarsi al suo destino il Gentiluomo si dirige allora verso un'altra barca, ormeggiata lì vicino e guidata da un Angelo che canta. Barcaiolo Celeste Il Gentiluomo si assicura che si tratta della barca del Paradiso e chiede con arroganza di salire, invocando i meriti del suo rango. Recisamente l'Angelo risponde che non c'è posto in quella imbarcazione per chi si è comportato da tiranno e ha di sé una considerazione smisurata; e poiché in vita il Gentiluomo ha disprezzato i piccoli, ora sarà considerato tanto meno quanto più è stato orgoglioso. Il Barcaiolo Infernale, con fare accattivante, lancia il suo richiamo e canta: "Mi verrete a tiro,a tiro mi verrete, e vedrete pesci nella rete". Il Gentiluomo sembra arrendersi all'idea di andare all'Inferno, per quanto, ironia della sorte, non avesse mai creduto alla sua esistenza. Si giustifica dicendo di aver sopravalutato la sua nobiltà, senza accorgersi di perdere la sua anima. Ma fa ancora un tentativo per convincere il Diavolo a lasciarlo andare: vorrebbe tornare tra i vivi per consolare la sua amata, che, in preda alla disperazione, minaccia di uccidersi per il dolore della sua morte. L'argomento non persuade il Barcaiolo Infernale che, con sarcasmo, mette in dubbio le promesse degli amanti e perfino che ella abbia mai amato quell'innamorato credulone, quindi rivela al Gentiluomo che la sua dama ha trovato ben presto consolazione. Al Gentiluomo non rimane altro che imbarcarsi. Quanto alla sedia di privilegio, il Barcaiolo Infernale la fa portar via, osservando che il Gentiluomo ne avrà presto un'altra costellata di punte dolorose e ben più scomoda. Usuraio Giunge un Usuraio, che si informa sulla destinazione della barca. Il Diavolo lo accoglie come un suo pari e gli rimprovera il ritardo con cui arriva poiché era atteso da tempo. L'Usuraio si giustifica, protestando che avrebbe indugiato ben oltre nel luogo dove era, impegnato ad accumulare denaro, se il Tempo non gli avesse fatto il malocchio. Con ironia il Barcaiolo finge di meravigliarsi del fatto che il denaro non abbia potuto liberarlo da quella malefica influenza, mentre l'Usuraio si affretta a precisare che non gli è rimasto neanche tanto da poter pagare la traversata. Infine, nonostante l'insistenza del Barcaiolo, rifiuta di entrare nella barca quando apprende che va all'Inferno. Si avvicina, poi, alla barca guidata dall'Angelo, che gli chiede dove voglia andare. Ma quando sente che l'Usuraio ha intenzione di andare nel Paradiso, l'Angelo lo rispedisce senza tante cerimonie all'antico ingannatore (il Diavolo), dicendo che il bagaglio che l'Usuraio porta nel cuore è così grande che riempirebbe tutto lo spazio della barca Celeste. Il Diavolo da lontano commenta sarcastico, dicendo all'Angelo che non è il caso di imbarcare tale peso. L'Usuraio si avvicina di nuovo alla banchina dove si trova la barca dell'Inferno e annuncia al Barcaiolo di voler tornare tra i vivi per prendere con sé il denaro, lamentando di essere stato umiliato dal Barcaiolo Celeste proprio a causa della sua apparente indigenza Il Diavolo mette fine a tutti gli indugi, costringendolo a salire sulla barca Infernale, volente o nolente, per diventare servitore di colui che lo ha sempre aiutato nei suoi affari. Per un attimo l'Usuraio si rende conto della sua cecità spirituale, poi, con stupore, scopre che nella stessa barca in cui si appresta a salire si trova un suo cliente: il Gentiluomo. Stolto Arriva a questo punto uno Stolto, che si rivolge al Nocchiero Infernale scherzando con impertinenza e chiede a chi appartenga la barca dei dissennati. Il Barcaiolo sta al gioco e gli risponde che è la sua (dello Stolto). Poi, lo incoraggia ad imbarcarsi, ma lo Stolto, con fare sospettoso, vuole accertarsi della destinazione prima di salire. All'inizio non capisce bene le indicazioni del Barcaiolo, poi, non appena si rende conto che quella barca va veramente all'Inferno, prorompe in una sequela di facezie incontenibili miste ad insulti pittoreschi all'indirizzo del suo interlocutore infernale. Gli da del cornuto, del labbrone, lo chiama bistecca di pidocchio, scarpa, marito di una tignosa che partorirà un rospo su un tovagliolo, rubacipolle, scomunicato, asinastro, topolino delle ginestre. Lo insulta a più riprese minacciando di dargli una bastonata e rincara la dose definendolo ancora chiacchierone, zampa di cicala vecchia, coda di forno di tegole e altre amenità. Infine, va verso la barca della Gloria, dove chiede di essere traghettato all'Angelo nocchiero, che gli domanda chi sia. Lo Stolto risponde di non essere nessuno. La risposta persuade l'Angelo ad accoglierlo nella barca del Paradiso, per la sua assoluta semplicità che lo tiene lontano da ogni malizia. Ciabattino Giunge un Ciabattino carico di forme da scarpa, che, rivolgendosi al Barcaiolo Infernale, si presenta come un sant'uomo e un onesto lavoratore. Ma quando viene a sapere che la meta del viaggio è la terra dei dannati, chiede con convinzione dove sia l'imbarco per quelli che morirono dopo la confessione. Il Barcaiolo taglia corto dicendo che questa è la barca che fa per lui. Il Ciabattino aggiunge che non solo si è confessato, ma anche comunicato. Ogni volta che il Diavolo lo smentisce, ricordandogli come ha vissuto, rubando nel lavoro e imbrogliando per trent'anni la povera gente, il Ciabattino esibisce la sua devozione e aggiunge altri meriti: le messe che ha ascoltato, le offerte in denaro e le preghiere in suffragio della sua anima. Il Barcaiolo Infernale ribatte che sentir messa e insieme rubare porta dritto all'Inferno; quanto al denaro delle offerte, non è mai stato restituito a coloro a cui fu rubato. A corto di argomenti, il Ciabattino si reca allora alla barca del Paradiso chiedendo di essere traghettato. L'Angelo gli fa notare che il carico che porta gli è d'ostacolo. Il Ciabattino minimizza l'entità del suo bagaglio, osservando che potrebbe stare in un cantuccio qualunque della barca, poi si appella alla misericordia di Dio in tono lamentoso. Ma l'Angelo non si commuove e gli indica la barca Infernale, dove vanno le anime di quelli che sono abitualmente dei ladri. Aggiunge che solo chi ha vissuto rettamente è accolto nella barca del Paradiso e che il nome del Ciabattino è ormai scritto nel registro dei dannati. Frate, Giovane Donna (Fiorenza) Entra un Frate che danza, canticchiando un motivetto e tenendo per mano una giovane donna. Rispondendo al Barcaiolo Infernale che gli chiede che cosa faccia, il Frate saluta con il Deo Gratias e si proclama uomo di corte. Con fare sornione il Barcaiolo gli domanda se conosca altri balli. Il Frate dichiara che non potrebbe essere altrimenti. Ma quando il Diavolo vuole sapere se quella giovane donna sia con lui e se debba entrare nella barca, il Frate nicchia. Il Barcaiolo Infernale si fa più incalzante. Dopo aver fatto allusione alla disciplina che viene imposta nel sacro convento ai confratelli che sbagliano, lo invita ad imbarcarsi, per andare nel luogo in cui arde il fuoco eterno, del quale vivendo da libertino non ha avuto timore. Il Frate chiama Dio a testimonio, mostra di non capire. Poi, in nome dell'abito che porta, protesta la sua virtù, imprecando e manifestando grande meraviglia all'idea di subire la condanna divina, non prevista nel suo contratto di religioso. Con paziente ironia, il Barcaiolo Infernale sollecita all'imbarco il Frate, che, però, ha ancora un argomento con cui farsi perdonare i piaceri e l'amore per una donna: i salmi e le preghiere recitate. Ma il Barcaiolo, sottolineando la sua devozione nel coniugio piuttosto che come servo di Dio, ribadisce che non può sfuggire al suo destino. Il Frate allora cerca di impressionarlo, ricordandogli l'alta carica ecclesiastica ricoperta e la sua abilità nella difesa con la spada. Poi, sottilmente adulato dal Diavolo, che lo incoraggia, il provetto spadaccino si esibisce in una lezione nell'arte di maneggiare la spada, tra levate, parate, guardie e fendenti. Quindi sentenzia che un frate con una tale esperienza di certo non può andare all'Inferno. Infine, mostrandosi disgustato per la scortesia ricevuta, afferrata la mano della giovane donna, si dirige con lei alla barca del Paradiso. Giuntivi, il Frate saluta con il Deo Gratias e dandosi delle arie chiede l'imbarco per sé e per Donna Fiorenza. L'Angelo tace, ma dal fondo della barca Celeste si ode la voce dello Stolto che caccia via in malo modo il frate insieme alla sua bella preda. Li aspetta il Barcaiolo Infernale. Mezzana (Brigida Vaz) Giunge alla barca dell'Inferno una Mezzana, di nome Brigida Vaz, che chiama a gran voce Il Barcaiolo, meravigliandosi che ella giunga solo ora, la invita ad entrare nella barca e commenta sarcastico la sua tremebonda esitazione. Alla domanda se abbia molto bagaglio, la Mezzana elenca i numerosi artifici indispensabili nel suo mestiere, che porta con sé: membrane posticce, efficaci filtri d'amore, menzogne, legami e in più gioielli rubati e armadi per nascondersi. Non manca, inoltre, un comodo carro con il fondo di sughero ricoperto di cuscini, per la seduzione. Il peso maggiore del bagaglio è però costituito dal gran numero di giovani donne messe in vendita per ricavarne lauti profitti. Invitata dal Barcaiolo ad entrare nella barca che va all'Inferno, Brigida Vaz afferma che ha intenzione di andare in Paradiso. Si ritiene una martire, se non altro per tutto quello che ha dovuto sopportare: frustate, umiliazioni senza pari. D'altronde, aggiunge, se finisse nel fuoco infernale, quanti dovrebbero seguirla… Prende quindi la decisione di recarsi alla barca per il Paradiso e chiede la passerella. L'Angelo manifesta la sua perplessità. La Mezzana usa tutte le sue arti per convincerlo a farla salire. Lo supplica ardentemente; presentandosi a lui con il nome di Brigida la Bella, gli ricorda il suo ufficio di mezzana che curava la bellezza delle ragazze e allevava fanciulle per i canonici del Vescovado. Poi, blandendolo con moine. si professa donna di perfezione apostolica, pura come un angelo, santa, e aggiunge che molte donnine sono state da lei convertite e nessuna si è sviata. Il Cielo può confermare che tutte hanno trovato il loro signore. L'Angelo ascolta il profluvio di parole, che giudica inopportune e petulanti, e recisamente le dice che non può salire sulla sua barca. La Mezzana delusa torna allora dal Barcaiolo Infernale, che osserva che se ella avesse condotto una vita santa ne sentirebbe ora gli effetti. Il Giudeo Arriva un Giudeo con un caprone sulle spalle e chiede al Barcaiolo Infernale di imbarcare dietro compenso lui e il capro. Il Barcaiolo lo accoglie di malagrazia e commenta sarcastico che non intende traghettare caproni. Il diniego lascia perplesso il Giudeo, giacché si domanda come possa entrare senza il capro (espiatorio). Insiste, perciò, aumentando l'offerta di denaro, ma senza risultato: né lui né il caprone possono salire sulla barca. Allora si rivolge al Gentiluomo e chiamandolo con una punta di adulazione:"Signor Governatore", gli chiede il permesso di salire sulla barca, suscitando in tal modo le ire del vero padrone. Ma il Giudeo, dando al Gentiluomo il titolo di Giudice, chiede con arroganza che quello sciocco sia punito e ingiuria il Barcaiolo con una sfilza di coloriti improperi. Interloquisce a questo punto lo Stolto che, con candore, chiede al Giudeo se abbia rubato quella capra, chiamandolo nel contempo becco e completando il discorso con altri fantasiosi e improbabili epiteti. Poi, quando si rende conto che il Barcaiolo Infernale vuole sbarazzarsi del Giudeo indirizzandolo alla barca della Gloria, lo Stolto rincara la dose, enumerando tutte le malefatte che il Giudeo avrebbe, a suo dire, commesso. Il Barcaiolo Infernale mette fine alla contesa cacciando via il Giudeo insieme al suo capro. Giudice Poi arriva presso la barca Infernale un Giudice; porta con sé una gran quantità di carte processuali. Il Barcaiolo fa allusione alla sua passione per la cacciagione e velatamente alla corruzione con cui egli esercitava il suo ufficio, vendendosi per due pernici. Lo invita, quindi, ad imbarcarsi per l'Inferno. Il Giudice protesta la irregolarità di quella richiesta, sentenziando in un latino storpiato che non è conforme al Diritto, essendo lui un giudice e non un reo. Il Barcaiolo lo contraddice e la conversazione prosegue con continue citazioni in latino maccheronico da una parte e dall'altra. Il Giudice allora rifiuta il viaggio e il barcaiolo, cercando una guardia portuale, che non c'é. Poi tenta di impressionare il Diavolo menzionando l'autorità che discende dal Diritto e rimarca che gli ordini del Barcaiolo non hanno alcuna efficacia sulle Leggi. Il Barcaiolo, ironico, gli ricorda che ha rubato e che rubare è vento per le vele e che le carte dei processi, che il Giudice porta con sé, sarebbero una buona esca per il fuoco infernale, poiché ha giudicato con disonestà. Il Giudice proclama la sua perdurante imparzialità nella amministrazione della giustizia e addossa sulla propria moglie il peccato di aver accettato le pernici in regalo. Il Barcaiolo a questo punto enumera le sue colpe: non ha avuto timor di Dio e si è arricchito con il sudore della fronte dei poveri lavoratori ignoranti, le cui lamentele non ha voluto ascoltare. Il Giudice, con l'arroganza di chi ne sa una più del diavolo, enuncia il principio secondo il quale le donazioni smuovono le montagne e quindi il Diritto non si applica quando i giudici sono corrotti. Il Barcaiolo lo esorta ad avviarsi agli oscuri Inferi, dove già si trovano scrivani e letterati sapientoni. Procuratore Arriva un Procuratore che il Giudice saluta come una vecchia conoscenza. Con tono mellifluo il Barcaiolo Infernale lo invita ad entrare nella barca, chiamandolo:"Dottor Cancelliere". Il Procuratore gli chiede dove vadano gli altri passeggeri; apprende così che sono destinati alle pene infernali. Dichiara allora che salirà sull'altra barca, che ha un aspetto migliore. Il Giudice interloquisce e gli chiede se si sia confessato. Il Procuratore osserva che non aveva previsto che la sua malattia lo portasse alla morte. Il Giudice afferma che lui, invece, si è confessato, ma non ha rivelato al confessore tutto quello che ha rubato, per non doverlo restituire al fine di ottenere l'assoluzione. Il Barcaiolo Infernale, che assiste impassibile alla conversazione, li sollecita all'imbarco, ma il Giudice risponde che non possono imbarcarsi mentre sono in attesa della misericordia di Dio. Il Procuratore e il Giudice si recano allora dal Barcaiolo Celeste, implorandolo di traghettarli. L'Angelo gli ricorda come nascondevano dietro belle parole l'iniquità delle loro sentenze e constata come ora sanno perorare bene la loro causa, con sapienza. Lo Stolto fa udire la sua voce, commentando in latino maccheronico che costoro che ora pregano con tanta insistenza hanno rapinato i cieli e derubato i maschi delle pernici, privandoli delle loro femmine; in più hanno offeso la religione. Poi a gran voce lo Stolto chiama gli sbirri, che li arrestino. L'Angelo infine dichiara che la Giustizia Divina ha stabilito per il Giudice e il Procuratore l'imbarco nel battello infernale. I due uomini di legge si rassegnano ed entrano nella barca dei dannati, dove trovano Brigida Vaz, la Mezzana, che entrambi conoscono. Ma costei non sembra felice di rivedere il Giudice, poiché è presa da turbamento, ricordando le persecuzioni giudiziarie che subì durante la sua vita di mezzana. Poi, con sarcasmo, fa il nome di un altro suo illustre cliente e probabile compagno di viaggio. Impiccato Giunge un Impiccato. Il Diavolo lo invita a salire sulla barca infernale, chiedendogli che cosa mai gli abbia raccontato Garcia Moniz. L'Impiccato dice che è davvero fortunato, poiché il Tesoriere della Zecca di Lisbona (Garcia Moniz) gli ha assicurato che colui che ruba, come lui ha fatto e poimuore impiccato, diventa santo. Con condiscendenza il Barcaiolo Infernale lo sollecita ad entrare nella barca per remare fino alle porte dell'Inferno. Sembrandogli che il Diavolo non sia persuaso dalle sue buone ragioni, in aggiunta l'Impiccato riferisce che il Tesoriere, Garcia Moniz, gli parlò in grande confidenza condita di latino. Disse che Dio avrebbe gradito che l'impiccato fosse proprio lui e che proprio per questo era nato e per il suo bene era stato scelto dal Signore e consegnato agli sbirri. Garcia Moniz affermò, inoltre, che la forca e la prigione di Lisbona, detta "do Limoeiro", era il luogo destinato agli eletti. E quanti ce n'erano! Affettando compartecipazione, il Barcaiolo Infernale chiede all'Impiccato se la cosa gli facesse piacere oppure no. Ma l'Impiccato si lamenta che con il cappio al collo i sermoni sono inutili. Insiste, però, affermando che gli venne promesso che nel momento della morte per impiccagione egli sarebbe andato senza indugio in Paradiso, laddove si mangia ogni giorno pane e miele. Aggiunge che nessuno gli ha mai parlato di spiaggia dei penitenti, né tantomeno di barcaioli o barcaiole che siano. Alla fine, però, l'Impiccato comincia a pensare di essere stato ingannato. Il Diavolo gli chiede, mostrando qualche interesse, se il suo istigatore abbia mai parlato del Purgatorio. L'Impiccato ammette che gli aveva detto che la prigione di Lisbona era proprio il Purgatorio e che le torture che ha ricevuto erano preghiere per i defunti e messe gregoriane. Il Barcaiolo Infernale lo invita ad imbarcarsi senza indugiare oltre, perché non c'è altro da fare. Poi, accorgendosi che la barca è in secca, dà ordine a tutti i passeggeri di scendere. quattro Cavalieri Giungono cantando quattro Nobili, Cavalieri dell'Ordine di Cristo ed esortano così le anime che si attardano a entrare nella barca per il Paradiso:"Alla barca, alla barca, mortali; / ma nel vivere una vita viziosa / si perde la barca della vita.". Li attende il Barcaiolo Celeste, poiché sono liberi da ogni male e sono morti combattendo per la Fede. | ||||||||